MAI SENZA IL SUO CAPPELLO Stefano Pritelli
… quel cappello di tela chiara, un pò sbiadito dal sole e dal sale che racconta più di mille parole, è storia di vita vissuta, racconta giornate trascorse all’aperto, è aria che profuma di salseside, di risate e di ricordi, è il suo segno distintivo.
Lo indossa quasi sempre, anche quando non serve, nei momenti di riflessione, ormai è parte di lui, è come un compagno silenzioso.
Stefano Pritelli nasce a Cattolica, curioso della vita, occhi sempre in cerca di storie, ironicamente sottile come la sua voce, ristoratore per ‘dovere’, erede di tradizioni marinare e sapori semplici, pittore nel cuore, innamorato della tela che cambia continuamente colore, sempre e comunque con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte per vedere cosa c’è oltre quella linea blu.
Frequenta l’istituto Mengaroni di Pesaro, poi si iscrive alla Scuola del Libro di Urbino seguendo un corso biennale di perfezionamento che lo conduce al mondo del disegno animato, del fumetto, dell’ illustrazione mondi affini che danno voce alle sue idee, poi l’Accademia di Belle Arti lo accoglie e lo sfida: laurearsi in Pittura per Stefano è solo l’inizio.
Da qui comincerà il suo vero percorso artistico che lo porterà ad essere contattato dalla Fondazione Lucio Dalla in qualità di grafico, un incarico tra sogno e concretezza che volentieri accetta, dipinge volti in chiave fumettistica, cattura il periodo del lockdown attraverso la pittura tracciando ritratti di amici raffiguranti espressioni sospese, impressioni emerse, tensioni nascoste che trasparivano dai loro lineamenti.
Il suo essere bohémien si manifesta anche nelle sue opere colorate e libere, nell’atmosfera rarefatta, il suo cappello ritorna nei suoi quadri non solo come oggetto ma come simbolo che in senso letterario possiamo tradurlo: ‘io sono stato qui’, ‘mi sono ritrovato’e poi sempre quel confine infinito tra cielo e terra che lo risveglia, che lascia presagire che c’è sempre un oltre.
Anticonformista, incallito viaggiatore che porta con sé il suono di linguaggi sconosciuti, il gusto di piatti che profumano di nuove terre, libero da ogni forma di preconcetto, dalla paura di essere giudicato, Stefano sa che essere sé stessi ha un prezzo, ma è l’unica forma di vera autenticità.
Nel 2018 le sue opere trovano spazio a Palazzo Ferrajoli a Roma, per lui un momento di svolta e conferma, in seguito tra settembre e dicembre 2023 i suoi dipinti viaggiano, saranno ospitati in mostre, nei vari musei d’arte e sale illuminate delle città di Venezia, Londra, Barcellona e Parigi, tra i passi lenti degli spettatori che nei loro occhi riflettono i colori delle sue tele.
Stefano Pritelli quando parla della sua creatività o delle varie forme d’arte lascia trasparire un velo di rammarico, dice che oggi tutto è troppo virtuale, troppo effimero, un non voler comprendere le capacità che ognuno di noi possiede, che in molti si soffermano ma non guardano davvero, che l’arte vera è rara, quasi in via d’estinzione, un evidente non voler intuire la consapevolezza di ciò che realmente siamo o che potremmo esssere… eppure nel suo sguardo c’è speranza, una sorta di fiducia che qualcosa ancora può cambiare.
Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono. (G. Galilei)
